L’idea di non conoscere bene se stessi può sembrare un po’ strana all’inizio. Dopo tutto, vivete nel vostro corpo, nella vostra mente: chi vi conosce meglio di voi, giusto? La verità è che molti di noi vivono con il pilota automatico. Ci muoviamo in continuazione, reagendo a ciò che ci capita e può essere difficile trovare il tempo per conoscere davvero noi stessi e ciò che ci spinge. Anche chi siamo è in continua evoluzione. Man mano che cresciamo, ci sviluppiamo e cambiamo, i nostri valori cambiano e le nostre priorità si spostano. Trovare il tempo per migliorare la conoscenza di noi stessi apre una porta.
Mille nomi egli ha, giacché Allföðr è il primo che significa Padre di tutto, Aldaföðr è stato anche chiamato e Arnhöfði da alcuni, Atríðr, Auðun, Báleygr, Bifliði, Biflindi e Bileygr, Brúni, Brúnn, Bölverkr sono altri suoi nomi, Dresvarpr, Ennibrattr, Eylúðr, Farmatýr, Fengr, Fjallgeiguðr, Fjölnir, Fjölsviðr, Forni, Fráríðr, Gagnráðr, Gangleri é chiamato quando sulla terra cammina coperto dal mantello, Gapþrosnir, Gautatýr, Gautr, Geiguðr, Geirlöðnir, Geirölnir, Gestr, Gestumblindi, Ginnarr, Gizurr, Gollorr, Grímnir e Grímr egli é chiamato. E ancora come Glapsviðr, Gunnblindi, Godan, Göllnir, Göllungr, Göndlir, Hagverkr, Hár o Hávi, Hárbarðr, Helblindi , Hengikeptr Herblindi, Herjaföðr, Herjan, Herrn, Herteitr, Hjálmberi, Hjárrandi, Hléfreyr, Hleifruðr, Hnikarr, Hnikuðr, Hornölvir, Hrami, Hrani, Hrjóðr, Hroptatýr, Hroptr, Hrosshársgrani, Hvatmóðr, Hveðrungr, Höttr alcuni lo invocano. Molti Jafnhár, Jálg, Jálkr, Jólnir, Jölfuðr, Jörmunr, Kjalarr, Langbarðr, Löndungr, Nikarr, Nikuðr, Njótr, Óðinn, Ófnir, Olgr, Ómi, Óski lo chiamarono un tempo. Ancora Rauðgrani, Rögnir, Saðr, Sanngetall, Síðgrani, Síðhöttr, Síðskeggr, Sigðir, Sigföðr, Siggautr, Sigrhöfunðr, Sigmund, Sigtryggr, Sigþrór, Skilfingr, Skollvaldr, Sváfnir, Sviðrir, Sviðuðr e Sviðurr, Svipall, Svölnir, Tveggi, Tvíblindi, Uðr, Váfuðr, Vakr, Valföðr, Valgautr, Valtamr, Valþögnir, Vegtamr, Veratýr, Viðrímnir, Viðrir, Viðurr, Vingnir, Vö́fuðr, Wotan, Yggr, Ýjungr, Þekkr, Þrasarr, Þriði, Þrór, Þuðr e Þundr. Questi sono alcuni, mille sono gli altri.
Ostara è una antica festività germanica dedicata alla Dea Eostre. Secondo la tradizione, questa celebrazione, che si tiene a cavallo dell’equinozio di primavera, avrebbe una funzione rivivificante della Dea che resterebbe assopita durante tutto l’inverno; per questo era fondamentale, per i popoli germanici, rendere onore ad Eostre per fornirle l’energia tale da poter far iniziare la rinascita della natura e quindi della primavera. Eostre è considerata una figura importante della mitologia germanica anche se la sua esistenza spesso si confonde con le figure di Frea o Frigga, tuttavia è riconosciuta, dagli scritti di San Beda, come divinità autonoma venerata in particolare presso i Sassoni.
Le festività del Tempio del Lupo possono essere viste al seguente LINK.
Nella tradizione germanica nel periodo di Jöl conosciuto anche come Yule, ovvero i giorni tra il 9 dicembre ed il 10 gennaio, Odino, il padre degli Dèi scenderebbe su Miðgarðr , per questo motivo era usanza comune riporre delle calze appese alle porte con del cibo da offrire a Sleipnir, il leggendario cavallo di Odino: questi in cambio avrebbe lasciato dei doni alle genti generose: come espresso anche dall’Edda: “un dono per un dono” [Hávamál 42].
Da questa tradizione, poi nacque la figura di Babbo Natale (o San Nicola/Santa Claus) che tutti conosciamo oggi.
Ricordiamo inoltre la simbologia legata a Babbo Natale: la sua slitta è trainata da 9 renne che è il numero sacro per la tradizione germanica: sono infatti 9 i mondi cosmici sul frassino Yggdrasill come 9 sono i giorni impiegati da Odino per apprendere il segreto delle rune.
Secondo un altra teoria, le renne di babbo natale sono 8, (Rudolph, la 9^ sarebbe stata introdotta solo nell’800) rappresenterebbero ognuna una zampa del cavallo Slepnir: il destriero leggendario di Odino aveva infatti 8 zampe.
A Odino gloria,
Al creatore dei mondi, al cercatore di saggezza,
Al pellegrino di Vird, al dio girovago,
Gloria a chi porta felicità e dolore!
Gloria a chi pendeva dal grande Albero,
Trafitto dalla propria lancia,
Perché si aprissero le porte tra i mondi!
Gloria a colui che ha ottenuto le rune,
A chi è infiammato dal loro fuoco
E a chi pone in esso il fuoco
Dei propri scongiuri!
Gloria a te, Padre di tutti,
Senza pietà, senza paura, potente,
Esperto nelle battaglie, prodigioso!
Benedicimi adesso,
E sia la mia preghiera gradita a te.
Sia gloria a te, o potente Odino!
In Trentino è bello vedere come si sia mantenuta la tradizione delle “strozeghe”. Si tratta di barattoli di ferro legati ad un filo che vengono trascinati dai bambini in giro per il paese, in modo da aiutare Santa Lucia, martire cieca della religione cristiana, a trovare i pargoletti per potergli consegnare dolciumi.
Questa ricorrenza ha radici molto più antiche di quanto si possa pensare però: infatti durante il Soltizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno, le persone solevano costruire delle catene con campanacci di animali e paiuoli di ferro e rame per spaventare gli spiriti maligni che avrebbero approfittato delle tenebre per invadere la terra.
Il cristianesimo ha poi ripreso questa usanza, spostandola dal ventun dicembre al dodici, e donandole un significato positivo trasformando le forze del male che albergano nell’oscurità, in una giovane martire che porta dolci ai bambini.
Vedere come le nostre tradizioni più antiche vengano portate avanti dai giovanissimi, non può che strapparci un sorriso, e portare anche in noi un rinnovato spirito di festa.