Ostara è una antica festività germanica dedicata alla Dea Eostre. Secondo la tradizione, questa celebrazione, che si tiene a cavallo dell’equinozio di primavera, avrebbe una funzione rivivificante della Dea che resterebbe assopita durante tutto l’inverno; per questo era fondamentale, per i popoli germanici, rendere onore ad Eostre per fornirle l’energia tale da poter far iniziare la rinascita della natura e quindi della primavera. Eostre è considerata una figura importante della mitologia germanica anche se la sua esistenza spesso si confonde con le figure di Frea o Frigga, tuttavia è riconosciuta, dagli scritti di San Beda, come divinità autonoma venerata in particolare presso i Sassoni.

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Tra l’1 ed il 3 Marzo, in Trentino è usanza celebrare il cosiddetto “Trato Marzo“. La celebrazione tra origine nei rituali di origine pagana ed è messa in atto tutt’ora: i neo diciottenni di ogni paese si radunano in un punto che sovrasta l’abitato, accendono un fuoco ed intonano cantilene composte allo scopo di prendersi gioco dei compaesani: questo rituale segna la fine dell’età fanciullesca e l’accettazione presso la comunità degli adulti; questi ultimi infatti durante la celebrazione salgono presso il fuoco dei ragazzi I quali sono tenuti, in segno di rispetto per l’anzianità, ad offrire luganega e vin Brulè agli adulti. Il Trato Marzo celebra la rinascita della natura, della vita e dell’amore, infatti è durante questo rituale che vengono presentate alla comunità le coppie di fidanzati che si dovranno sposare nel corso dell’anno. Nei primi due giorni del Trato Marzo i canti sono goliardici e consistono nell’invenzione di coppie improbabili (la ragazza più bella del paese con il più vecchio e brutto o il contrario); il terzo giorno vengono invece cantate le coppie reali che ricevono così il benestare della comunità per unirsi in matrimonio.

(crediti video: TGR Trentino)
Il Tempio del Lupo

Nella tradizione germanica nel periodo di Jöl conosciuto anche come Yule, ovvero i giorni tra il 9 dicembre ed il 10 gennaio, Odino, il padre degli Dèi scenderebbe su Miðgarðr , per questo motivo era usanza comune riporre delle calze appese alle porte con del cibo da offrire a Sleipnir, il leggendario cavallo di Odino: questi in cambio avrebbe lasciato dei doni alle genti generose: come espresso anche dall’Edda: “un dono per un dono” [Hávamál 42].
Da questa tradizione, poi nacque la figura di Babbo Natale (o San Nicola/Santa Claus) che tutti conosciamo oggi.
Ricordiamo inoltre la simbologia legata a Babbo Natale: la sua slitta è trainata da 9 renne che è il numero sacro per la tradizione germanica: sono infatti 9 i mondi cosmici sul frassino Yggdrasill come 9 sono i giorni impiegati da Odino per apprendere il segreto delle rune.
Secondo un altra teoria, le renne di babbo natale sono 8, (Rudolph, la 9^ sarebbe stata introdotta solo nell’800) rappresenterebbero ognuna una zampa del cavallo Slepnir: il destriero leggendario di Odino aveva infatti 8 zampe.

In Trentino è bello vedere come si sia mantenuta la tradizione delle “strozeghe”. Si tratta di barattoli di ferro legati ad un filo che vengono trascinati dai bambini in giro per il paese, in modo da aiutare Santa Lucia, martire cieca della religione cristiana, a trovare i pargoletti per potergli consegnare dolciumi.

Questa ricorrenza ha radici molto più antiche di quanto si possa pensare però: infatti durante il Soltizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno, le persone solevano costruire delle catene con campanacci di animali e paiuoli di ferro e rame per spaventare gli spiriti maligni che avrebbero approfittato delle tenebre per invadere la terra.

Il cristianesimo ha poi ripreso questa usanza, spostandola dal ventun dicembre al dodici, e donandole un significato positivo trasformando le forze del male che albergano nell’oscurità, in una giovane martire che porta dolci ai bambini.

Vedere come le nostre tradizioni più antiche vengano portate avanti dai giovanissimi, non può che strapparci un sorriso, e portare anche in noi un rinnovato spirito di festa.